Antonino Papania, ex senatore del Pd, è accusato nell’inchiesta della Dda diretta da Maurizio de Lucia di scambio elettorale politico mafioso. Secondo le indagini, insieme a Pasquale Perricone, ex vicesindaco di Alcamo e intermediario, avrebbe accettato la promessa da parte di Giosuè Di Gregorio, ritenuto esponente della famiglia mafiosa, di procurare voti a Angelo Rocca, coordinatore provinciale del movimento politico Via, fondato da Papania, candidato alle elezioni regionali del 2022. In cambio Papania avrebbe pagato Di Gregorio.

Incontri sospetti

All’autista l’ex senatore, intercettato, diceva di non andare spesso nel bar di Coppola in via Veneto perché sarebbe il suo quartier generale. Qui Coppola incontrava Di Gregorio che arrivava da Trapani. Il rischio era che i giovani agenti del commissariato di Alcamo, che avevano sostituito quelli più anziani andati in pensione, potessero immediatamente redigere una relazione di servizio.

Le indagini

Dalla seconda metà di agosto e fino alle elezioni del 25 settembre del 2022 sono stati monitorati numerosi incontri tra Di Gregorio e Perricone. Perricone sosteneva che erano molto interessati per le Regionali e per le Nazionali. Di contro Di Gregorio avrebbe risposto che di contro bisognava dare qualcosa.

Strani ritrovamenti

Una vecchia videocassetta Vhs con la scritta, sull’etichetta, “Mafia” e un cuoricino in evidenza al posto del puntino sulla “i”, impressi, sembrerebbe, da una giovane mano femminile. E’ stata trovata dalla Squadra mobile della polizia in mezzo a diversi cd, nel corso delle perquisizioni effettuate nell’ambito dell’operazione antimafia “Irene”, scattata contro Cosa nostra nelle province di Trapani. Dieci gli arresti, tra cui un ex senatore. Trovati anche un cartello con la scritta “Wanted!”, lettere manoscritte, fotocopie di assegni. E poi droga – tanta – e armi, molte munizioni di grosso calibro e un fucile a canne mozze.

I dieci arresti nel trapanese

Gli agenti della squadra mobile di Trapani e Palermo coordinati dalla Dda, diretta da Maurizio de Lucia, hanno eseguito un’ordinanza cautelare nei confronti di 10 persone tutte residenti nel trapanese accusate a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, estorsione e spaccio di stupefacenti aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa, nonché traffico di influenze, violazione di segreto d’ufficio e porto e detenzione illegale di armi.

L’indagine

L’indagine parte da una prima inchiesta iniziata a maggio del 2021 dalla Squadra mobile di Trapani e condotta insieme alla Squadra mobile di Palermo, della locale Sisco e del servizio centrale operativo della polizia di Stato. L’indagine avrebbe consentito di documentare gli assetti e il rinnovato dinamismo criminale delle “famiglie” mafiose di Alcamo e Calatafimi, in seguito all’arresto dei numerosi esponenti storicamente al vertice delle stesse.

Gli arrestati

Tra gli arrestati c’è l’ex senatore del Pd Antonino Papania, 75 anni, fondatore del movimento politico “Via, è accusato di scambio elettorale politico-mafioso. E’ stato arrestato anche l’ex vice sindaco di Alcamo, Pasquale Perricone 69 anni ritenuto l’intermediario fra Papania e il clan mafioso di Alcamo. Gregorio Savio Ascari, 54 anni, Giorgio Benenati, 55 anni, Francesco Coppola, 64 anni, Giosuè Di Gregorio, 54 anni, Salvatore Li Bassi 66 anni, Antonino Minio, 53 anni, Giuseppe Pipitone, 61 anni, Giuseppe Schiacchitano, 49 anni.

La ricostruzione delle estorsioni

Sono state ricostruite estorsioni alcune consumate altre solo tentate, ai danni di imprenditori locali, tra i quali un imprenditore di Castellammare, con interessi nel settore della distribuzione alimentare e del mercato immobiliare, e due imprenditori alcamesi attivi nel settore dell’edilizia, del movimento terra e della commercializzazione di autovetture.  Le vittime sarebbe state minacciate di ritorsioni se non avessero versato, nelle mani di un uomo di fiducia del capo famiglia alcamese, la somma di 50 mila euro. Anche il titolare di un maneggio sarebbe stato vittima degli indagati. Anche un buttafuori trapanese sarebbe stato costretto ad abbandonare il proprio impiego in un esercizio commerciale per fare assumere il figlio di un noto pregiudicato del posto, destinatario del provvedimento cautelare.

Il voto di scambio politico mafioso

L’inchiesta ha inoltre documentato il voto di scambio politico mafioso che sarebbe stato organizzato in occasione delle elezioni regionali siciliane del 2022. L’organizzazione dietro un compenso di denaro di circa 3 mila euro avrebbe indirizzato il voto in favore di un candidato alcamese, coordinatore provinciale del movimento politico “Via”, con l’appoggio di un ex senatore della Repubblica alcamese, ispiratore del movimento politico e promotore di una richiesta di voti alla famiglia mafiosa.

L’operazione avrebbe scoperto un traffico di stupefacenti grazie all’apporto di fornitori albanesi, e alla detenzione di armi, nascoste dagli indagati e nella disponibilità del gruppo, evidenziando così la trasversalità e la caratura criminale dei sodali. Uno degli indagati è stato arrestato per detenzione di oltre 9 chili di marijuana. In quella occasione, nel corso della perquisizione, sono stati inoltre trovati 2 fucili a canne mozzate calibro 12, con relativo munizionamento, entrambi provento di furto.

Perquisizioni

Contestualmente al provvedimento cautelare sono stati eseguiti 8 decreti di perquisizione personale e domiciliare, nei confronti di altrettanti soggetti, indagati a vario titolo per traffico di influenze, violazione di segreto d’ufficio e porto e detenzione illegale di armi.

 

 

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