Non era un’azione terroristica, ma un atto dimostrativo quello del vigile del fuoco Luigi Spera accusato di aver lanciato dei fumogeni di segnalazione contro la sede della Leonardo a Palermo durante una manifestazione. La cassazione ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Giorgio Bisagna annullando l’accusa di attentato terroristico. Nel 2022 davanti alla fabbrica ci fu un semplice incendio. La parola passa adesso ad un nuovo collegio del Tribunale della Libertà di Palermo che dovrà riesaminare la misura cautelare senza la imputazione di attentato terroristico. L’eurodeputata Ilaria Salis aveva incontrato in carcere qualche settimana fa Luigi Spera rinchiuso da mesi nella sezione Alta sicurezza del carcere di Alessandria dove sono reclusi condannati e indagati per terrorismo. La Suprema Corte ha così stabilito che lì non ci dovrebbe stare: non ci sono né prove, né indizi a sufficienza. “Totalmente sproporzionata” l’aveva definita Ilaria Salis così come l’ha definita la Cassazione.

L’arresto e lo scalpore

Nel marzo scorso, Spera, nome e volto storico dei centri sociali palermitani e del movimento indipendentista Antudo, finisce con le manette ai polsi. Il momento dell’arresto viene filmato, le immagini diffuse, il caso fa scalpore. “Una spettacolarizzazione indecente”, avevano sottolineato i militanti, che hanno sempre dichiarato di aver solo pubblicato un video e un comunicato, in cui si spiegava che l’azione mirava solo a denunciare l’uso di armi prodotte dalla Leonardo nell’offensiva dell’esercito turco contro i curdi in Siria e nel Kurdistan iracheno, arrivati alla mail del movimento.

Le accuse a Spera

Digos e procura non ci credono. Sul caso, indagano per più di due anni, si concentrano su sei persone, ma procedono contro tre. A Spera vengono contestate le accuse più pesanti: l’ideatore ed esecutore di quell’azione, secondo gli inquirenti, è lui. A carico del vigile del fuoco palermitano c’è un’impronta trovata su un sacchetto, il tracciato gps dell’auto di un altro indagato compatibile con la zona periferica in cui si trova la Leonardo, sul suo cellulare vengono trovate le foto di alcune pagine di un libro citato nel comunicato con cui quell’azione è stata rivendicata. Alla procura basta, al gip anche, la lettura è radicalmente differente.

Non fu incendio doloso

Per il giudice delle indagini preliminari, nel novembre ha sì partecipato al lancio di fumogeni nel cortile della sede palermitana della Leonardo, ma si tratta di un incendio doloso. Perché si possa parlare di eversione – spiega il giudice nell’ordinanza – l’azione deve indurre timore e paura nel soggetto passivo ed “evidentemente” il lancio di fumogeni del novembre 2022 non ha avuto questo effetto né sul dodicesimo produttore mondiale di armi e primo a livello europeo, né sul governo italiano.

L’accusa di terrorismo

La procura di Maurizio de Lucia la vede in un’altra maniera: l’azienda si occupa anche di tecnologie militari e di sicurezza, i fumogeni sono considerati in vecchie sentenze “ordigni micidiali o esplosivi”, dunque si tratta di terrorismo. Si fa pesare anche che il video di quell’azione e il comunicato con cui è stata rivendicata siano stati pubblicati sul sito di Antudo. Per i magistrati della procura, è istigazione a commettere azioni simili. E sono eversive. Al Riesame, i giudici sposano questa visione.ù

Resta in carcere

Nel frattempo, Spera – istruttore sportivo, sposato e padre di due bambini piccoli – viene trasferito nel supercarcere di Alessandria. Per il Dipartimento di amministrazione penitenziaria, non pesa il reato per come riqualificato dal gip, ma per come contestato dalla procura. Risultato, Spera finisce a 1.500 chilometri da casa. A chi in carcere lo ha incontrato – il deputato di Avs Marco Grimaldi e l’europarlamentare Ilaria Salis – continua a dire: “Sono un pacifista, voglio tornare a fare il vigile del fuoco”. Ma il processo che stabilirà se davvero riuscirà a farlo deve ancora iniziare e in attesa della nuova udienza al Riesame, Spera rimane in un carcere in cui per la Suprema Corte non dovrebbe stare, in condizione di privazione della libertà personale che, senza l’accusa di terrorismo, da tempo si sarebbe potuta rivalutare.

La solidarietà di Zacco

In qualità di consigliere comunale di Forza Italia al Comune di Palermo, desidero esprimere la mia totale solidarietà a Luigi Spera, vigile del fuoco impegnato da anni in attività di volontariato nei quartieri più difficili della nostra città. Luigi, con il suo impegno quotidiano, ha contribuito a togliere dalla strada tanti giovani, offrendo loro opportunità attraverso lo sport e altri progetti positivi.

Non intendo entrare nel merito della vicenda giudiziaria, che spetta alla magistratura chiarire. Tuttavia, alla luce di quanto emerso dalla lettura dei giornali e della sentenza in Cassazione, ritengo doveroso appellarmi alla giustizia affinché si possa arrivare a una scarcerazione di Luigi Spera.

La mia vicinanza va anche alla sua famiglia e, in particolare, ai suoi due figli piccoli, che attendono con ansia il ritorno del loro papà. Sono convinto che la Procura di Palermo, come sempre, saprà svolgere il proprio lavoro con professionalità e rigore, valutando nel migliore dei modi tutte le circostanze del caso.

In questo momento difficile, il mio pensiero e il mio sostegno vanno a Luigi e alla sua famiglia, con la speranza che possano presto riabbracciare il proprio caro.

 

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