La carenza idrica a Gela è drammatica, in molti quartieri l’acqua non arriva da oltre trenta giorni; le colpe devono essere suddivise tra Caltaqua e la politica locale assolutamente inesistente, potremmo aggiungere l’errore della chiusura del dissalatore un tempo il più grande d’Europa, potremmo proseguire la mancata trivellazione di pozzi artesiani, potremmo chiudere con il mancato coraggio della requisizione dei tanti pozzi siti in C.da Bulala in prossimità della vasca di accumulo.

Oggi non parleremo di ciò, ma analizzeremo il gravissimo problema da un’altra angolazione, sarà terrificante. Dopo l’eliminazione del Pet-Coke bandito in tutti i trattati internazionali a tutela dell’ambiente, combustibile altamente cancerogeno che ha causato più morti di tutte le guerre di mafia in Italia messe insieme; Eni decide di produrre a Gela BioCarburante. 

I biocarburanti sono combustibili ottenuti da oli vegetali o grassi animali, questi oli provengono sia direttamente da prodotti di scarto, come olio di frittura, ma anche da piante coltivate appositamente, in questo caso Congo e Kenya (Ricino). Questa agricoltura industriale orientata alla produzione di materie prime per le bioraffinerie è detta agri-feedstock e ha l’obiettivo di coprire il 20% delle forniture entro il 2025.

Gli oli e le biomasse che arrivano presso la bioraffineria con navi cisterna sono quantificabili in circa 500 tonnellate ogni giorno, i prodotti, subiscono due trattamenti: uno fisico, per l’eliminazione delle impurezze, e uno chimico, che porta alla trasformazione vera e propria in biocarburanti. Per effettuare tale trattamento occorre dai 14.000 ai 20.000 litri di acqua per produrre un solo litro di prodotto finito. E’ un fatto noto a tutti, e logico deduttivo che la Raffineria non abbia mai utilizzato acquamarina per i propri impianti, ha bisogno esclusivamente di acqua dolce. 

Oggi mettiamo in evidenza l’utilizzo idrico della risorsa acqua, inoltre renderemo consapevoli i lettori dell’enorme volume di acqua dolce che viene usata per produrre biocarburante a discapito di Gela. Infatti. Come già su scritto. Occorrono per la produzione di biodiesel, da 14.000 ai 20.000 litri d’acqua per produrre 1 litro di biodiesel. Con questo processo brevettato da Eni, vengono lavorate ogni anno 600 mila tonnellate di materia prima a Gela. Per la produzione di biocarburante che è chiamato idrogenato HVO (Hydrogenated Vegetable Oil), durante il processo è previsto anche l’utilizzo di idrogeno. Secondo le stime di ENI, ai sensi della Direttiva “RED II”, la riduzione delle emissioni di CO2 equivalenti della filiera logistico-produttiva è tra il 60% e il 90%, rispetto al mix fossile di riferimento. 

ENI non ha tenuto conto del disagio sociale dovuto alla atavica carenza d’acqua nel Comune di Gela; infatti, dopo la chiusura repentina del dissalatore, anche la città di Gela viene fornita dall’acqua dalle dighe, mai manutenzionate; oggi, con gli invasi praticamente asciutti, gli unici che ancora utilizzano e beneficiano della preziosa risorsa “l’acqua” a discapito della popolazione è l’industria, è ENI, che non può fermare la produzione, si ricorda, e si ribadisce, per un litro di Biodiesel occorrono dai 14.000 ai 20.000 litri di acqua, il tutto a discapito dei gelesi che vivono in precarie condizioni igieniche sanitarie e costantemente privi del primario bene.

La mia tesi ha l’obiettivo cognitivo e divulgativo nella speranza che la Magistratura quale organo indipendente autonomo e supremo possa ripristinare equità. Facendo leva sull’ignoranza, pochi a Gela negli ultimi sessant’anni si sono arricchiti a discapito di tutti.

Francesco Agati

Luogo: Studio Immobiliare Dott. Francesco Agati , Berchet, 3, GELA, CALTANISSETTA, SICILIA

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