L’analisi specifica delle componenti della domanda interna mette in luce che i consumi delle famiglie, dopo il crollo del 2020 (-10,3%), hanno rappresentato l’elemento di traino per la ripresa dell’economia siciliana, insieme agli investimenti, seppur con intensità in affievolimento nell’ultimo anno (+4,8%, nel 2021, +5,0% ,nel 2022 e +1,1%, nel 2023), mentre la spesa delle pubbliche amministrazioni, sottratta ai vincoli del patto di stabilità per far fronte all’emergenza, ha avuto un ruolo compensativo della generale caduta della domanda nel corso del 2020 ed un profilo più basso negli anni seguenti.

Gli effetti della crisi pandemica e dell’inflazione

La crisi pandemica e la forte ascesa dell’inflazione hanno determinato effetti sensibili sul reddito disponibile delle famiglie, agendo sia sulle decisioni di spesa che sulla scelta fra consumo e risparmio. Nel 2020, gli interventi adottati per mitigare gli effetti della crisi avevano contenuto la riduzione del reddito disponibile, che, in Sicilia, ha subito una contrazione a valori correnti solo dello 0,3%, a fronte di una contrazione del Pil del 6,3%. Tra il 2020 e il 2023, il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto in maniera sensibile in valori correnti, con aumenti pari al 4,8% nel 2021, al 5,5% nel 2022 e al 4,2% nel 2023. Deflazionando però tale aggregato, emerge l’erosione del potere d’acquisto delle famiglie, ovvero una contrazione di reddito reale del 2,7% nel 2022 e dell’1,0% nel 2023. Se la dinamica della spesa per consumi si è mantenuta su valori positivi anche lo scorso anno (0,7%), dopo il forte recupero dei due anni precedenti, ciò è quindi avvenuto per la contemporanea e progressiva riduzione della propensione al risparmio, mentre le banche e gli istituti finanziari davano il loro sostegno a tale opzione, con un’espansione del credito al consumo del 3,1%, nel 2021, 6,4% nel 2022 e 5,1% nel 2023.

L’evoluzione dei consumi

L’evoluzione dei consumi rappresenta un importante indicatore a livello aggregato per misurare il benessere della popolazione nel complesso e sul territorio, come risulta anche evidente dai dati per circoscrizione presentati di recente da Istat e relativi alla spesa media mensile delle famiglie.

Commentando questi risultati, il rapporto annuale 2024 osserva che “nell’ultimo decennio, l’andamento della spesa media mensile in termini correnti è stato simile, con dinamica moderata, nel nord-ovest e nel nord-est. Il Centro ha quasi totalmente colmato il divario con il Nord, e sia il Sud, sia soprattutto le Isole, hanno sperimentato una crescita superiore a quella media nazionale. La distanza tra le diverse aree del Paese si è quindi complessivamente ridotta: nel 2014, il gap maggiore, tra isole e nord-est, era di 963 euro, il 33,9 % in meno; nel 2023, il gap maggiore, tra nord-ovest e sud, è di 773 euro, il 26,0 % in meno”. Ciò nonostante, l’Istat rileva, in un’altra pubblicazione, alti differenziali territoriali in termini di indicatori di povertà ed esclusione sociale. In base ai risultati più recenti dell’indagine sulle condizioni economiche delle famiglie, nel 2023, le persone residenti in Italia, a rischio di povertà, circa 11 milioni e 121 mila, hanno un’incidenza del 18,9% sul totale, in calo rispetto all’anno precedente (20,1%), grazie all’effetto delle misure di sostegno alle famiglie che sono state adottate, ma nello stesso periodo, in Sicilia, la percentuale è salita, passando dal 36,8% al 38%.

Le condizioni di deprivazione materiale e sociale della popolazione siciliana

Nel merito di questo dato in controtendenza, si rileva che il 5,2% della popolazione siciliana si trova in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale, essendovi ricompresi i soggetti in cui si riscontrano almeno sette dei 13 parametri che compongono il nuovo indicatore di povertà denominato “Europa 2030”: il valore è quindi più elevato del dato nazionale (4,7%), anche se mostra una riduzione di quasi un punto percentuale, in raffronto all’anno precedente (6,1%). La quota di individui che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro (un’altra variabile dell’indicatore Europa 2030), cioè con componenti tra i 18 e i 64 anni che hanno lavorato meno di un quinto del tempo considerato, è invece in aumento, passando dal 14,3% al 15,8% (8,9% in Italia). Infine, la popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale, ovvero la quota di individui che si trova in almeno una delle precedenti.

condizioni (riferite a reddito, deprivazione e intensità di lavoro), è pari al 41,4% (22,8% in Italia), percentuale pressoché invariata rispetto al 2022 (41,3%). In sintesi, dai dati dell’Istat, emerge che, tra il 2022 e il 2023, in Sicilia, è cresciuta la popolazione a rischio di povertà a causa della riduzione dei redditi reali, e soprattutto dell’aumento della popolazione in condizione di bassa intensità di lavoro, pur con una diminuzione della quota di popolazione in condizione di grave deprivazione materiale e sociale.

Gli investimenti

Per quanto riguarda l’altra componente della domanda aggregata, gli investimenti, che avevano registrato una flessione del 10% nel 2020, si è verificata, come già osservato negli ultimi documenti di economia e finanza regionale, un’eccezionale ripartita nel biennio successivo (+26% nel 2021 e +9,5% nel 2022), per effetto degli incentivi statali all’efficientamento energetico degli edifici (Superbonus 110%). La progressiva riduzione degli aiuti agli interventi di ristrutturazione, per via della mutata legislazione governativa, sono alla base del ridimensionamento stimato per gli anni 2023 e 2024, pur confermando valori ancora positivi di crescita.

Il clima di fiducia dei consumatori

Gli indicatori congiunturali contribuiscono a delineare l’andamento descritto. La rilevazione del clima di fiducia dei consumatori, effettuata dall’Istat per la ripartizione Mezzogiorno, ha registrato, a partire dalla seconda metà del 2023, un progressivo miglioramento nonostante il perdurare delle incertezze sul versante geopolitico.

Dall’inizio del 2024, l’indice ha però intrapreso una parabola discendente, più accentuata nelle regioni del Mezzogiorno, e ha registrato, ad aprile, il valore più basso da novembre 2023. Nel dettaglio delle componenti, il calo è dovuto principalmente al peggioramento delle aspettative sulla situazione economica generale (comprese le attese sulla disoccupazione) e su quella familiare, nonché ad un deciso deterioramento delle opinioni sulla possibilità di risparmiare in futuro.

L’acquisto di nuovi autoveicoli come indicatore dei consumi

Un altro indicatore che monitora indirettamente l’andamento dei consumi delle famiglie è quello riferito all’acquisto di nuovi autoveicoli. Dopo la flessione registrata nel 2020, le immatricolazioni hanno mantenuto un andamento altalenante, registrando, nel 2021, un aumento dell’11,7%, su base annua, una flessione nel 2022 (-16,4%), dovuto al peggioramento del clima di fiducia causato dall’aumento dell’inflazione, ed una nuova variazione positiva nel 2023 (+11,2%), che riporta il volume di immatricolazioni su cifre pressoché identiche a quelle del 2012. I dati riferiti ai primi mesi dell’anno in corso confermano la tendenza alla crescita osservata nel 2023. Nel periodo gennaio-aprile, si sono infatti registrate, in Sicilia, 20.665 nuove immatricolazioni, l11,7% in più rispetto allo stesso periodo del 2023, a fronte di un aumento del 7% osservato per l’Italia in complesso.

Le transazioni immobiliari

La ripresa degli investimenti nel biennio successivo alla crisi pandemica ha pure beneficiato dell’effetto positivo della ripresa delle transazioni immobiliari. La compravendita di immobili residenziali, dopo il cedimento del 2020, ha ripreso il percorso di crescita, anche se meno elevata rispetto alla dinamica nazionale, riuscendo a superare il volume di inizio decennio, soprattutto grazie al risultato del 2022, anno in cui si è registrato un aumento record del 37,5% nelle transazioni dell’Isola, a fronte di un aumento del 30,1% osservato a livello nazionale. Una flessione si registra invece a chiusura del 2023 per entrambe le circoscrizioni (-2,7% in Sicilia e -9,5 in Italia).