Oggi in aula si terrà l’audizione della giovane vittima dello stupro di gruppo avvenuto a Palermo. I giudici hanno accolto la richiesta degli avvocati difensori di sei imputati: Angelo Flores, Gabriele Di Trapani, Christian Maronia, Cristian Barone, Samuele La Grassa ed Elio Arnao.

Il focus dell’interrogatorio

L’interrogatorio si concentrerà principalmente su una telefonata ricevuta dalla ragazza intorno all’1:04 della notte in cui è avvenuta la violenza sessuale. La chiamata è durata 29 secondi. Saranno anche oggetto di indagine due messaggi inviati dalla vittima circa alle due di notte. Gli avvocati potrebbero porre ulteriori domande, ma sempre nei limiti stabiliti dal collegio giudicante entro il 25 giugno scorso. Nella stessa udienza è prevista anche la testimonianza dell’interlocutore con cui la vittima ha parlato durante la telefonata quella notte.

Le prove contro gli imputati

Contro i giovani ci sono comunque dei dati inequivocabili: la vittima ha riferito che durante il rapporto di gruppo avrebbe urlato ripetutamente “basta” e che sarebbe caduta più volte, ma per tutta risposta avrebbe ottenuto le risate e gli sfottò dei suoi aggressori. Nei giorni scorsi i giudici della seconda sezione del tribunale di Palermo, presieduti da Roberto Murgia, hanno accolto la richiesta di celebrare il processo con il rito abbreviato come richiesto dagli avvocati dei sei giovani imputati accusati di stupro di gruppo ai danni di una ragazza di 19 anni al Foro Italico di Palermo. I legali hanno ottenuto che la giovane sia risentita in aula.

La condanna del minorenne

Il tribunale dei minori di Palermo ha già condannato a 8 anni e 8 mesi uno dei ragazzi, allora non ancora 18enne, imputato della violenza sessuale di gruppo subita a luglio scorso, in un cantiere abbandonato del Foro Italico, dalla 19enne palermitana. Il giovane, che ha compiuto 18 anni dopo i fatti, è stato processato separatamente; i coimputati, tutti maggiorenni, sono ancora sotto processo. Gli indagati sono ancora tutti detenuti. “La consapevolezza della sopraffazione fisica conseguita dal gruppo e della entità del pregiudizio cagionato alla vittima, l’accanimento dimostrato pur a fronte della tragica condizione della giovane, stremata tanto da perdere ripetutamente i sensi, il compiacimento per l’azione compiuta risaltano con evidenza tale da non esigere esplicazione alcuna né commento e danno compiuta e allarmante contezza della materialità del fatto e della intensità del dolo dell’imputato”.

“Per me lei era una poco di buono”

“Per completezza, va rilevato che il ragazzo ha espresso un giudizio di grave disvalore nei confronti della vittima – spiega il collegio – (‘per me lei era una poco di buono’), ha dato atto del tenore delle considerazioni, palesemente improprie, da lui svolte in merito al fatto (‘…ho riflettuto ed ho capito che queste cose non si fanno a nessuno nemmeno a una prostituta o a una escort’) ed ha poi dichiarato un generico pentimento per l’accaduto contestualmente rappresentando il malessere proprio e dei suoi familiari e una esigenza di aiuto riferita unicamente a sé”.