Che la Sicilia sta affrontando un periodo di grave siccità a causa della scarsità di piogge e di un inverno particolarmente secco è un dato assodato, che la criminalità organizzata possa aver intenzione di controllare l’acqua, sembra non essere più un’ipotesi suggestiva. La situazione sta diventando drammatica in molte zone dell’isola, con ampie aree che stanno letteralmente “morendo di sete” per la mancanza di acqua. I campi sono rinsecchiti, mentre fiumi e invasi hanno raggiunto livelli minimi, basta vedere lo stato del lago di Pergusa, ridotto ad una pozzanghera. La crisi idrica sta mettendo in ginocchio il settore agricolo siciliano, con molti agricoltori che rischiano di perdere interi raccolti. Anche l’approvvigionamento idrico per uso civile inizia a destare preoccupazioni.

Cosa starebbe avvenendo a Paternò

In questo difficile contesto, sta destando preoccupazione quanto starebbe avvenendo nella zona di Paternò, uno dei pochi comprensori dove l’acqua, seppur razionata, arriva ancora per l’irrigazione. Secondo quanto riporta La Sicilia, alcuni agricoltori starebbero prelevando illegalmente ingenti quantità d’acqua dalla condotta consortile di “Quota 56”, per poi rivenderla a peso d’oro ad altri coltivatori disperati. Si parlerebbe di tariffe esorbitanti, fino a 70 euro l’ora, a seconda della portata garantita. Un vero e proprio business illegale sulla pelle di agricoltori già in ginocchio per la siccità. Le accuse sono pesanti: furti d’acqua, allacci abusivi, speculazioni. E c’è il sospetto che ci sia lo zampino della criminalità organizzata dietro questo giro d’affari.

Commistione con la criminalità?

Il sospetto, sempra secondo quanto riporta il quotidiano, è che la gestione illegale dell’acqua nelle campagne di Paternò non sia opera di singoli agricoltori spregiudicati, ma che vi sia il coinvolgimento diretto della criminalità. Gruppi malavitosi che controllano il territorio e che avrebbero fiutato l’affare, inserendosi nel redditizio business della rivendita abusiva di acqua agli agricoltori disperati. Un tam-tam inquietante che, se confermato, rappresenterebbe un fatto grave. Gli investigatori starebbero già indagando.

Crisi idrica a Belpasso, fontane chiuse la notte

Sono tanti i comuni in difficoltà intanto. Anche il comune di Belpasso, alle prese con l’emergenza siccità, ha varato misure per il razionamento dell’acqua potabile. Il sindaco Carlo Caputo ha disposto la chiusura notturna di tutte le fontanelle pubbliche, dalle 23 alle 6.30, per limitare sprechi e abusi. La misura punta a responsabilizzare i cittadini di fronte alla grave crisi idrica che sta colpendo la Sicilia, risparmiando preziose risorse. Ma vuole anche porre un freno a fenomeni di microcriminalità connessi alle fontanelle pubbliche, che spesso diventano ritrovo notturno di balordi, disturbando la quiete dei residenti.

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