L’emergenza rifiuti che attanaglia la Sicilia è sempre più preoccupante. Con l’inizio della stagione estiva e il previsto aumento di produzione di spazzatura legato al turismo, i Comuni dell’Isola lanciano l’allarme sulla difficoltà di gestione e gli extra-costi, chiedendo urgenti aiuti economici alla Regione. Un problema non di poco conto, che mette in imbarazzo la politica siciliana.

La ricerca di fondi per affrontare l’emergenza

In queste ore è partita la caccia al tesoretto che il governatore Schifani ha messo sul tavolo qualche giorno fa. Il presidente della Regione ha quantificato in cento milioni il budget disponibile per la terza manovra, che andrà in aula fra la seconda metà di luglio e i primi di agosto. Schifani però ha anche ammesso che una parte di questi fondi verrà spesa in base agli emendamenti dei deputati. E si prevede una valanga di emendamenti di spesa in tal senso. Da qui gli appelli alla politica piovuti nelle ultime ore. In primis dai sindaci. La manovra bis dà loro i primi 50 milioni per compensare l’aumento del costo di smaltimento dei rifiuti registrato negli ultimi due anni a causa dell’invio dell’indifferenziata in Danimarca.

L’appello dell’ANCI Sicilia per ulteriori fondi

In particolare, l’ANCI Sicilia stima che servano almeno altri 50 milioni di euro per coprire l’aumento delle spese di smaltimento dell’indifferenziata, dopo i primi 50 milioni già stanziati con l’ultima manovra dal governatore Schifani. L’indifferenziata ormai satura le discariche locali ed è costretta a viaggiare verso impianti all’estero, con un esborso quasi raddoppiato per i Comuni nel biennio 2021-2022. Ma il presidente Amenta puntualizza che la responsabilità non è da addossare solo agli enti locali: “Mentre Palermo e Catania arrancano con percentuali del 50%, ben 274 Comuni in Sicilia superano il 75% di raccolta differenziata, facendo il proprio dovere”. Ciò nonostante, mancano impianti e strutture per la valorizzazione dei materiali differenziati, con un gap enorme rispetto ad altre regioni virtuose.

Il confronto con altre regioni e la necessità di impianti

Come ricorda Amenta, basti pensare che in Toscana, con una popolazione simile a quella siciliana, il riutilizzo dei rifiuti frutta 200 milioni di euro l’anno, dieci volte tanto i miseri 20 milioni dell’Isola. Tutto ciò nonostante la Tari pagata dai cittadini siciliani sia la più alta d’Italia. Di fatto i Comuni sostengono alti costi di raccolta, per poi non riuscire minimamente a trasformare i rifiuti differenziati in una risorsa economicamente vantaggiosa. Secondo il presiente Anci dunque servono con urgenza impianti di trattamento di prossimità sul territorio siciliano, “altrimenti oltre al danno ambientale si continuerà a gettare letteralmente milioni di euro dei contribuenti, tra fughe di indifferenziata verso il Nord Italia e mancata valorizzazione del comparto”.

Le sfide future per la gestione dei rifiuti in Sicilia

La palla passa ora alla Regione e al governo Schifani, chiamati a intervenire in una situazione divenuta davvero critica per gli enti locali. Ma nubi nere si addensano già all’orizzonte, tra i rischi del solito assalto alla diligenza sugli emendamenti alla prossima manovra, con fondi pubblici dirottati verso feste, sagre ed eventi nei collegi elettorali, invece di essere utilizzati per le stringenti necessità ambientali e di bilancio del territorio siciliano.

Articoli correlati