Il consiglio di amministrazione di Gesap, la società di gestione dell’aeroporto internazionale Falcone Borsellino di Palermo, si è riunito oggi in prosecuzione della riunione di inizio settimana, e ha accolto la decisione del professore Vito Riggio di rimettere l’incarico di amministratore delegato, rimanendo però nel board come consigliere.

Poteri operativi a Burrafato e ad Abbate

Inoltre, nell’ambito delle deleghe generali del cda, è stato deciso di attribuire i poteri necessari al mantenimento di un efficiente operatività aziendale al presidente Salvatore Burrafato, quale rappresentante legale della società, e al neo direttore generale Massimo Abbate, fermo restando una gestione collegiale. Infine, l’incarico di capo del personale è stato assegnato al direttore generale.

Burrafato, “Abbiamo provato a chiedere al professore Riggio di rimanere”

“Abbiamo provato, ancora una volta, a chiedere al professore Riggio di non lasciare l’incarico di amministratore delegato – dice Burrafato – purtroppo, non siamo riusciti nell’intento. Comunque, il professore rimarrà all’interno del board e potrà dare un prezioso contributo alla società. La soluzione che abbiamo messo in campo servirà ad assicurare la piena operatività dell’aeroporto, puntando sull’esperienza del direttore generale, che in questo particolare momento potrà aiutarci a traghettare la società verso i prossimi obiettivi di efficienza”.

Le dimissioni di Riggio qualche giorno fa

Ad inizio settimana Vito Riggio si è dimesso da amministratore delegato di Gesap, la società di gestione dell’aeroporto internazionale del capoluogo siciliano.

“Mi sono dimesso in Consiglio di amministrazione ma lo avevo annunciato a ottobre scorso”, ha detto Riggio all’Italpress spiegando di essersi dimesso “per ragioni personali perché ho compiuto 77 anni – ha continuato – e poi perché non capisco l’indirizzo politico del socio, che è il Comune”.

“Poi – ha aggiunto – ho finito i lavori. Abbiamo avuto un bilancio di notevole risultato e quindi mi sembrava di dover dare seguito a qualcosa che avevo già annunciato. Sei mesi di tempo, di preavviso, sono più che sufficienti perché il socio possa provvedere in un senso o in un altro”.