Da Forza Italia alla lista Libertà di Cateno De Luca. Non è semplice capire il trasformismo della politica. Edy Bandiera , ex assessore regionale all’agricoltura di Forza Italia prova a spiegare come sia finito candidato con il sindaco di Taormina.

Da Forza Italia a Libertà, cos’è? Un salto della quaglia?

Da Forza Italia ho ricevuto tanto in termini politici, ma ho dato tanto. Poi è accaduto un fatto a dir poco strano: lo scorso anno si votava per il sindaco della mia città, dove sono sempre stato il più votato del mio partito, ma logiche che ho dovuto definire illogiche hanno visto nella scelta del candidato un soggetto che dal punto di vista della rappresentatività del territorio rispetto a me valeva un decimo. Questo è stato il tradimento che Forza Italia ha ritenuto di operare per il voto del deputato locale. A quel punto ho creato un movimento civico per le elezioni e ho preso 5000 voti, raccolti in venti giorni di campagna elettorale. Oggi a Siracusa svolgo il ruolo di vicesindaco e sono assessore a tante cose, a cominciare dai lavori pubblici. Io non sono uno che cambia bandiera, malgrado il mio cognome. Questo salto è dovuto al tradimento che Forza Italia, dal livello regionale a quello provinciale, ha consumato a mio danno per privilegiare il diktat di un deputato locale noto anche agli onori delle cronache anche.

Non sarebbe stato più naturale un passaggio a un altro partito del centrodestra della coalizione che è attualmente al Governo

Assolutamente no. Prima di tutto perché ho avuto modo negli anni passati di incontrare Cateno De Luca, un personaggio straordinario che rappresenta l’unica vera speranza di cambiamento in Sicilia. Ma attenzione, non il cambiamento recente, che qualche anno fa qualcuno auspicava. Qui c’è un cambiamento che metta al centro la competenza di Cateno De Luca, che ovunque ha amministrato, da Taormina a Messina, ha dimostrato di essere un grande amministratore.

Lei è stato assessore all’agricoltura, che è certamente uno dei grandi temi da portare in Europa in maniera diversa.

Cateno De Luca ha voluto la mia candidatura anche per il tema dell’agricoltura e della pesca, che ebbi modo di gestire in Regione. Politiche in Europa spesso errate perché elaborate, sviluppate con direttive che paradossalmente vanno contro i territori, a cominciare dal nostro. Oggi l’Europa destina un terzo del bilancio, quindi 1200 miliardi di euro, all’agricoltura. Se tutto fosse in linea e ordinato dovremmo essere tutti ricchi e invece gli agricoltori sono in difficoltà. Trattati di scambi commerciali con Paesi extracomunitari che attentano alla nostra economia e alla nostra salute. Da assessore regionale all’Agricoltura mi sono distinto per aver voluto mettere in campo una task force che operava controlli importanti su tutte le navi che entravano in Sicilia: 5500 controlli in tre anni e 30.000 analisi di laboratorio. Abbiamo intercettato, respinto, sequestrato e distrutto grano, limoni, melograno e centinaia di altre produzioni che invadevano il nostro mercato.

E la soluzione allora qual è? Una politica proibizionista?

La soluzione? Andare in Europa per far notare chi firmò e chi volle quei trattati che sono una truffa, perché noi siamo obbligati a importare il pomodoro dall’Africa, le arance dal Sudamerica. Quei Paesi però hanno degli obblighi di comprare produzioni non agricole nel nord Europa o forse anche nel nord Italia. Penso ai trattori, alle macchine, all’utenza. Questo mentre altre aree dell’Europa esportano i loro prodotti e fanno Pil sulla pelle dei nostri agricoltori, sulla nostra salute.

Come si può invertire questa rotta e come si può trovare un equilibrio fra tutte queste cose?

Dobbiamo batterci per la revisione dei trattati capestro che ammazzano la nostra economia. L’Europa non può abbandonare il Mezzogiorno e deve regolamentare un sistema di controlli sui prodotti che arrivano. Ci sono poi le quote tonno, una mannaia che sta uccidendo le nostre marinerie. Da assessore regionale alla pesca ho fatto due cause allo Stato allora presso il Tar competente perché negli anni si è generato un oligopolio con pochissime imbarcazioni che in Italia hanno in mano le quote e tutti gli altri pescatori vessati perché il mare Mediterraneo viene interdetto in ampie aree. I nostri pescatori stanno a casa, vedono le barche marocchine e tunisine che depredano il Mediterraneo, quando escono non c’è pesce e sono costrette a spostarsi in avanti dove la Libia unilateralmente ha spostato le proprie acque territoriali e un giorno ha detto “questa è casa mia”. I nostri pescatori sono costretti a spingersi fino al golfo della Sirte. Lì gli sparano e li sequestrano. L’Europa, oltre ad aver tradito la nostra agricoltura, non si occupa del Mediterraneo.

Il tema Mediterraneo ormai uscito dall’agenda politica europea e forse anche da quella italiana

È un punto centrale del nostro programma, che ho contribuito a scrivere, e di ciò che io vorrò fare in Europa qualora eletto. L’Europa non può girarsi dall’altra parte, non può far finta di nulla per tentare di garantire equilibrio e magari spingere altre aree dell’Europa stessa. Il Mediterraneo è una grande risorsa, è una grande ricchezza, ma va gestito.

In estrema sintesi, la domanda è: più o meno Europa?

Un’Europa nettamente diversa alla quale vogliamo contribuire. Noi riconosciamo certamente il valore di un’Europa che è unita sulla base della collaborazione, ma se guardate il nostro simbolo, nel quale al centro campeggia libertà, dentro ci sono tanti pallini e qualcuno ha provato anche a deriderci per questo motivo. Questo è il fatto più importante della campagna elettorale. Gli elettori avranno la scheda e mentre tutti gli altri simboli sembrano le insegne sul mercato con un bel nome, noi dentro teniamo l’Italia. Ci sono tante peculiarità, identità, storie, tradizioni, rappresentanti del mondo che producono eccellenze e quant’altro che hanno scelto di stare assieme per dire no a un’Europa che massacra balneari, massacra gli ambulanti, taglia la nostra agricoltura, non si occupa del Mediterraneo e che vuole fare estinguere la figura del pescatore. Noi siamo per un’Europa diversa e come spero si sarà compreso abbiamo ricette utili e concrete per tentare di dare una svolta a questo sistema che oggi allontana la gente dalla stessa Europa.

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