Una piazza per i cento anni dalla nascita di Danilo Dolci. Partinico, centro in provincia di Palermo, dedica una piazzetta alla figura del sociologo, poeta, educatore e attivista della non violenza. Per questo fu anche soprannominato il Gandhi di Sicilia. Scomparve nel 1997 a Trappeto, non lontano da Partinico.

Venerdì 28 giugno la cerimonia

Per il centenario Danilo Dolci (nato il 28 giugno del 1924) è prevista una cerimonia di intitolazione ed inaugurazione della piazzetta nei pressi della posta centrale, ex pescheria. Appuntamento a venerdì 28 giugno alle 17.30 quando verrà scoperta una lapide in memoria apposta dell’amministrazione comunale.

Anche un murale

Verrà inaugurato anche un murale realizzato dal maestro Gaetano Porcasi, grazie al contributo dell’associazione accademia della Cultura Teatro Gianì

Chi sarà presente

Pietro Rao, sindaco di Partinico, Erasmo Brganò, presidente del consiglio comunale di Partinico, monsignor Salvatore Salvia, arciprete, Amico Dolci, presidente del centro per lo sviluppo creativo Danilo Dolci, Daniela Dolci, presidente Borgo Danilo Dolci, Paride Benassai, attore, Giuseppe Di Trapani, presidente accademia della Cultura, Vincenzo Di Paola, coordinatore gruppo di lavoro centenario Danilo Dolci.

Chi è Danilo Dolci

I suoi tormentati studi di architettura, dalla Sapienza di Roma al Politecnico di Milano (1950) vengono interrotti alla vigilia della laurea per l’improvvisa decisione di lavorare a Nomadelfia, in quella splendida prima comunità fondata da don Zeno Saltini su alcuni principi, quali la democrazia diretta, la mancanza di proprietà privata, la collettività di tutti i momenti della vita sociale.

Nel 1952 si trasferisce in Sicilia, nel borgo marinaro di Trappeto, dove suo padre aveva prestato servizio quando lui era ancora bambino e che aveva lasciato nella sua memoria un segno indelebile. Lì comincia un’altra vita, a partire dal digiuno sul letto di Benedetto Barretta, un bambino di sette anni morto per denutrizione. Sposa Vincenzina, una casalinga vedova, già madre di cinque figli e che gli darà altri cinque figli.

Le lotte alla mafia

A partire dal 1965 apre un altro fronte, quello della denuncia dei rapporti tra la politica e la mafia: tutto è minuziosamente documentato nei suoi libri “Spreco” e “ Chi gioca solo” e in un’audizione alla Commissione Antimafia: nel mirino in particolare i plenipotenziari democristiani siciliani Calogero Volpe e Bernardo Mattarella: segue querela per diffamazione, processo durato sette anni, condanna e amnistia.

Nel frattempo il micidiale terremoto del 14 gennaio 1968 rade al suolo diversi paesi della Sicilia Occidentale causando circa 300 morti, un migliaio di feriti e quasi centomila sfollati. Danilo che, con diversi contributi europei è riuscito a costruire una struttura ricettiva, “Borgo di Dio” a Trappeto, prova ad abbozzare, assieme a collaboratori e professionisti provenienti da tutta Europa, un piano di ricostruzione attraverso l’utilizzo dei fondi disponibili, ma le proposte non vengono prese in considerazione, non dando spazio a speculazioni e a dilapidazioni.

Gli anni di Radio Libera

Due anni dopo Franco Alasia e Pino Lombardo danno vita a un progetto studiato nei minimi particolari da Danilo, ovvero alla nascita della prima radio libera in Italia, allora definita “la radio dei poveri cristi”, in contrasto con il monopolio della Rai: i due il 25 marzo 1970 si chiudono in una stanza, a Partinico, con un trasmettitore e un nastro in cui sono registrate le voci dei terremotati del Belice, abbandonati totalmente dallo stato e condannati a morire di fame e di freddo due anni dopo il terremoto.

L’episodio viene interrotto dopo 27 ore di trasmissione con un’irruzione delle forze dell’ordine, il sequestro degli impianti e l’ennesimo processo finito con un’amnistia. Altri momenti e interventi continuano, dietro la propulsione del Centro studi e iniziative per la piena occupazione, realizzato a Partinico, con la collaborazione di attivisti e studiosi provenienti da tutta la Sicilia. Decenni di mobilitazioni portano alla costruzione della diga sul fiume Jato e alla scelta di affidarne la gestione agli agricoltori.

Viene costruita la scuola di Mirto, che avrebbe dovuto segnare il primo e più importante esperimento educativo portato avanti attraverso la “maieutica”, ma che alla fine è naufragato per la decisione provveditoriale di assegnarne insegnamento e gestione allo stato, coì come è pure naufragata l’esperienza del Consorzio irriguo Jato nel momento in cui prima i politici locali e poi la Regione hanno messo le mani sulla distribuzione delle acque irrigue e potabili dell’invaso Poma.

Danilo Dolci è morto il 30 dicembre 1997 lasciando la sua grande eredità nelle mani di gente incapace di portare avanti la sua capacità organizzativa di progettare, lottare, costruire, mantenere. Restano sempre in piedi i suoi innumerevoli scritti e il suo progetto maieutico concepito per “piantare uomini”, quegli uomini del futuro che sappiamo autogestirsi, difendere la propria libertà senza violenze, ma con decisione, comunicare valori di convivenza pacifica senza autoritarismi e conservatorismi.